Il 2021 è stato un anno di rinnovata popolarità per la traduzione dei prodotti dell’entertainment: la diffusione globale delle serie TV di Netflix, per esempio, ha portato a una grandissima richiesta di traduttori e ha generato discussioni agguerrite sulla qualità degli adattamenti e delle traduzioni.
La difficoltà della traduzione di questo tipo di prodotti è data anche e soprattutto dalla peculiarità del formato; un prodotto audiovisivo, infatti, è un’opera stratificata, una commistione di testi e immagini legati da un rapporto intimo e inscindibile.
E lo stesso discorso vale per tradurre i fumetti! Proprio come un film, un fumetto presenta un taglio unico a seconda delle scelte registiche, di sceneggiatura, fotografia e montaggio, la parola «fumetto» evoca nella nostra mente uno sfaccettato universo di storie dagli stili più disparati.
Come prepararsi per la traduzione di un fumetto
I fumetti non sono tutti uguali, ed è bene conoscere i diversi generi prima di affrontare il lavoro di traduzione.
La gamma di questo tipo di prodotti spazia dai fumetti per bambini di Disney, come Topolino e Monster Allergy; passando per i comics americani di casa Marvel e DC; fino ad arrivare a le bande dessinée, locuzione francese che identifica i fumetti in generale, ma che in Italia designa le storie realizzate in Francia e Belgio, come l’imprescindibile Blacksad.
Se ci spostiamo nel Paese del Sol Levante troviamo i manga per ragazzi come Dragon Ball e Naruto, ma anche opere destinate a un pubblico più maturo, come quelle del maestro Jiro Taniguchi.
Infine, arriviamo in Italia, patria delle graphic novel, un tempo chiamate «romanzi grafici», e dei fumetti per adulti come Diabolik, Dylan Dog o quelli del più contemporaneo Zerocalcare.
Le principali difficoltà nel tradurre i fumetti
1. Il registro
Il fumetto è un’opera che presenta tre tipi di registro linguistico:
- il primo è rintracciabile nei dialoghi, che devono simulare il parlato dei personaggi nel modo più naturale possibile, esattamente come accade nella traduzione di una sceneggiatura o di un romanzo;
- il secondo è quello delle didascalie, dove il registro si alza se a parlare è un narratore onnisciente;
- e infine il testo in prosa, che richiede un innalzamento del registro ancora maggiore.
2. I balloon
Il primo ostacolo che si incontra è senz’altro il limite di spazio imposto dai balloon, o nuvolette, usate soprattutto come contenitori per le battute di dialogo.
L’inglese è una lingua in grado di esprimere pensieri e concetti in maniera molto sintetica, quindi la traduzione di un testo da questa lingua all’italiano comporta sempre un’espansione del testo tradotto rispetto all’originale, e il fumetto non fa eccezione: bisognerà trovare soluzioni traduttive che consentano di mantenere la lunghezza delle battute simile a quella dell’originale.
In caso di giochi di parole intraducibili o riferimenti culturali troppo estranei al lettore italiano, è fondamentale mantenere una coerenza di fondo tra la parte scritta e le immagini – in special modo se nel disegno è presente un elemento strettamente legato al gioco di parole – e quindi tradurre in modo «fedele», certo, ma non alla lettera del testo, bensì al suo spirito, ovvero il suo intento comunicativo.
E come fare se un personaggio parla una variante dialettale della sua lingua? C’è un modo per evitare che l’«estraneo» diventi l’«estraneo di casa nostra», forzandolo a parlare un qualsiasi dialetto italiano?
Un possibile approccio è quello di attingere alle risorse del cosiddetto italiano neo-standard, alla lingua orale, quindi via libera alle frasi scisse («Vieni qua che te le suono») o alla dislocazione a destra o a sinistra dei pronomi (frase normale: «Ieri sera ho visto la TV», frase col pronome dislocato: «Ieri sera la TV l’ho vista»), per citarne alcune.
Inoltre, il modo in cui è disegnato un balloon può dare sia al lettore che al traduttore preziosi indizi sul tono e il significato profondo di un’opera: una nuvoletta con tre bollicine indica che un personaggio sta pensando, un contorno tratteggiato significa che sta sussurrando, e uno frastagliato che sta urlando.
3. Le onomatopee
C’è poi tutto il vasto mondo delle onomatopee, ovvero parole associate al suono a cui si riferiscono.
Il problema, per chi traduce, è che in genere queste cambiano da una lingua all’altra (per esempio, se da noi il gallo fa «chicchirichì», in inglese fa «cock-a-doodle-doo»).
Nei fumetti tradotti in italiano, molte onomatopee sono rimaste in inglese, come «crack» e «gasp», ma dietro a una scelta del genere si celano ragioni storiche: in passato, chi traduceva non aveva le competenze per modificare le tavole originali, così la resa grafica di questi suoni è rimasta invariata fino ai giorni nostri.
4. La grafica e il lettering
Un altro trabocchetto frequente deriva dalla presenza dei neretti, usati in particolare nei fumetti americani per enfatizzare certe parole: chi traduce può cedere alla pericolosa tentazione di scrivere in neretto le stesse parole del testo inglese, ma ciò spesso è un errore che va a stravolgere il tono e l’enfasi di un dialogo.
A parte i neretti, esiste un modo per dare maggior carattere a una battuta di dialogo o a un’onomatopea, e si chiama lettering: una tecnica grafica che permette di decidere carattere, dimensione, colore e spaziatura delle parole.
Conclusione
Alla luce di tutto questo, è evidente come la traduzione dei fumetti sia un’operazione insieme complessa e insidiosa, che tocca corde delicatissime nella mente del lettore.
Questo accade perché l’opera originaria nasce in una lingua, e quindi in una cultura, che porta con sé una visione unica e irripetibile del mondo, spesso molto lontana dalla nostra.
È qui che entra in gioco il traduttore di fumetti, la cui «cassetta degli attrezzi» contiene l’esperienza e le conoscenze ottenute da una solida formazione linguistica, e ovviamente la passione per ciò che traduce: è di fatto impossibile tradurre i fumetti senza conoscerne il linguaggio specifico, gli stilemi e le sfide che pongono a livello traduttivo.
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Questo articolo è stato scritto da uno dei nostri tirocinanti durante il suo periodo di stage extra curriculare, ve lo presentiamo:
Nicholas Foletti nasce a Cremona, città in cui cresce circondato da videogiochi, carte dei Pokémon e libri di Harry Potter. Da sempre affascinato dalle lingue straniere, si laurea in Mediazione Linguistica per il Marketing e la Pubblicità, e in seguito frequenta la Civica Scuola Interpreti e Traduttori di Milano, dove prende una laurea magistrale in Traduzione, specializzandosi nella traduzione letteraria e saggistica. Amante dei gatti, del cinema horror e delle avventure survival sandbox, nel tempo libero lotta per la sopravvivenza su Don’t Starve.