Grazie all’avvento dei social, il dibattito sul linguaggio inclusivo è più attivo che mai! Perciò abbiamo pensato di scrivere questo articolo per dare una panoramica sulla questione dal nostro punto di vista di persone esperte nella traduzione di videogiochi, che contenesse esempi pratici e consigli per gestire al meglio la questione e migliorare la qualità della vita e del lavoro.
Dai un’occhiata!
LINGUAGGIO INCLUSIVO, CHE FATICA!
Adottare un linguaggio inclusivo sul lavoro e nella vita è sicuramente un esercizio di volontà, ed è necessario uno sforzo e un bel po’ di riflessioni per individuare i bias che albergano nella nostra testa, imparare a riconoscere i pregiudizi e gli stereotipi insiti nella lingua italiana e di conseguenza capire come evitarli, implementando via via le strategie adatte per parlare, scrivere e tradurre in maniera più inclusiva.
Oggi si fa un gran parlare di schwa, tuttavia, anche se si è a favore dell’uso di questo simbolo, non basta usarlo senza criterio per riuscire a comunicare in maniera inclusiva, ma è necessario cambiare prospettiva. È importante avere un atteggiamento umile e mantenersi in ascolto delle categorie discriminate: la società evolve e la lingua con lei, sta a noi linguistə portare avanti il dibattito con argomentazioni ben strutturate, senza creare chiasso inutile.
DOVE SI NASCONDONO I PREGIUDIZI?
Nel corso della storia, diversi gruppi marginalizzati hanno lottato e lottano tutt’ora per ottenere il diritto e la libertà di esistere, di essere riconosciuti e rappresentati. Queste lotte portano a cambiamenti culturali che di conseguenza si riflettono nel linguaggio; viceversa, impegnarsi per usare un linguaggio inclusivo legittimando nei discorsi, nei film, nei libri e nei videogiochi questi gruppi di persone, può influenzare la realtà portando sempre più persone a riflettere e ad accettare i cambiamenti.
Il linguaggio inclusivo, perciò:
- Rispetta la volontà delle persone che appartengono a una categoria marginalizzata e ascolta la loro voce, senza volerla prevaricare.
- Non è sessista e riconosce il problema del maschile sovraesteso e del binarismo di genere.
- Non discrimina in base a etnia, orientamento sessuale, identità di genere, disabilità, aspetto fisico, età.
- Fa uno sforzo per non scadere nella pigrizia e per non usare espressioni e modi di dire discriminatori.
- Usa lo schwa o gli altri espedienti in maniera consapevole.
CONSIGLI PRATICI PER USARE IL LINGUAGGIO INCLUSIVO
1. RISPETTARE LA VOCE DELLE PERSONE DISCRIMINATE
Imparare a usare il linguaggio inclusivo significa non sostituirsi e non prevaricare le istanze delle persone marginalizzate. Ognuno ha il diritto di farsi chiamare e di identificarsi come meglio crede e le altre persone non devono far altro che rispettare questa decisione.
2. PARLARE, SCRIVERE E TRADURRE IN MANIERA NON SESSISTA
Cercare di staccarsi dall’uso del maschile sovraesteso può essere un esercizio elettrizzante per noi traduttorə, perché è un po’ come fare le acrobazie e, con un po’ di allenamento, non c’è niente che non si possa fare con gli strumenti che ci dà l’italiano.
I termini privi di connotazione di genere o il pronome relativo chi sono utilissimi nella costruzione di frasi inclusive, esempi:
The bravest will win the reward. | La persona più coraggiosa vincerà la ricompensa. |
The gamers are also known as geek, techie or nerds. |
Poi, possiamo usare i femminili professionali come sarta, infermiera, ministra, sindaca, ma anche, ad esempio nei videogiochi, sciamana e fabbra.
Alcuni nomi sono ambigeneri, come astronauta e pilota, per altri basta cambiare l’articolo come docente, gerente e presidente: in caso di dubbio è bene controllare sui dizionari più aggiornati.
Alcuni titoli professionali femminili sono entrati nell’uso, come professoressa e non ha senso cambiarli, mentre per altri occorre fare uno sforzo per non utilizzare il suffisso in -essa, un tempo usato per indicare le mogli dei professionisti o per dare una connotazione dispregiativa: di conseguenza niente presidentessa, poetessa e avvocatessa, per esempio.
Possiamo fare perifrasi e giocare con gli aggettivi, nella localizzazione dei videogiochi questa sfida ci si presenta soprattutto nella traduzione della UI e delle indicazioni dirette a chi gioca, esempi:
Welcome to the Himalayas! | Vi diamo il benvenuto sull’Himalaya! |
If you are feeling brave, I’ll let you drive. | Se pensi di avere coraggio, ti faccio guidare. |
Already being healed. | Hai già ricevuto la cura. |
You have escaped. | Sei in fuga. |
This app nudge you to keep active. | Quest’app ti aiuta a fare attività fisica. |
The storm approaches faster when standing still. |
3. NON DISCRIMINARE – IDENTITÀ DI GENERE
Bisogna sempre rispettare i pronomi con cui una persona si identifica e, quando si tratta della localizzazione di un videogioco, è importante chiarire con il cliente il genere e l’orientamento sessuale dei personaggi, senza dare per scontato che siano per forza eterosessuali e cisgender.
Ricorda che la parola trans/transgender è un aggettivo, perciò:
Una persona trans, un ragazzo trans, un uomo trans | |
Una persona trans, una ragazza trans, una donna trans |
4. NON DISCRIMINARE – DISABILITÀ
Esistono due tipi di linguaggio:
Person-first language, ovvero il linguaggio delle istituzioni governative, che mette al centro la persona e non la riduce unicamente alla caratteristica della disabilità, come si faceva un tempo, disumanizzandola.
Esempi:
Persona con disabilità | |
Persona con disabilità visiva/uditiva | |
*** | Persona con autismo, persona nello spettro dell’autismo |
Identity-first language, ovvero il linguaggio usato dalle persone e daglə attivistə disabilə per rivendicare la parola disabile e spogliarla dei significati negativi, comunicando così che la disabilità è una parte dell’essere umano.
Esempi:
Persona disabile | |
Persona cieca, persona sorda | |
*** | Persona autistica |
Per riuscire a parlare in maniera rispettosa con, e delle persone con disabilità è importante lavorare sul proprio abilismo interiorizzato e smantellare le convinzioni abiliste; come, ad esempio, il fatto che la disabilità sia una disgrazia e che le persone con disabilità siano unicamente da compatire o da venerare se riescono a raggiungere risultati che sarebbero invece ordinari per le persone non disabili.
Evitare quindi espressioni come ad esempio costrettə in carrozzina o guerrierə.
5. NON DISCRIMINARE – BODY SHAMING E GRASSOFOBIA
Possiamo imparare a pensare in maniera neutra ai corpi, accogliendo gli aggettivi grasso e magro come privi di connotazione positiva o negativa, ed evitare tutte quelle espressioni che sono discriminatorie o si riferiscono al cibo e all’attività fisica come punitivi.
Se non si può fare a meno di parlare del corpo di una persona, evita quindi espressioni come donna plus size, donna robusta, donna obesa in favore semplicemente di donna grassa.
È utile inoltre cominciare a pensare all’attività fisica come a qualcosa di divertente e liberatorio per mettersi alla prova e aumentare le proprie prestazioni atletiche e non un’attività per “tornare in forma” (quale forma, poi?).
6. EVITARE ESPRESSIONI PIGRE CHE PERPETRANO PREGIUDIZI
Potrebbero sembrare innocenti, ma l’idea che la “donna al volante sia un pericolo costante” è ben radicata nella mentalità di molti italiani e si sta anche cominciando a capire che dare della “femminuccia” a un bambino non lo aiuterà certo a crescere bene… Ci avevi mai pensato?
BONUS: come fare a capire se un’espressione è viziata dai pregiudizi? Un gioco sempre valido è provare a ribaltare l’espressione in questione come se si riferisse a un uomo bianco, etero e cis: i risultati sono esilaranti!
Per esempio, diresti mai che i ragazzi non sono naturalmente portati per le materie scientifiche? Penseresti mai che un uomo ha subito un furto perché indossava i pantaloni aderenti?
Diresti mai che i libri scritti da uomini sono solo sciocchezze romantiche destinate allo scaffale dei romanzi rosa?
USO DELLO SCHWA NELLA LOCALIZZAZIONE DEI VIDEOGIOCHI
Lo schwa è un simbolo dell’alfabeto fonetico internazionale che si scrive come una e rovesciata: ə.
È una delle tante proposte emerse dalle comunità discriminate nel tentativo di cercare un espediente per superare l’uso del maschile sovraesteso e trovare una soluzione per le persone che non si riconoscono nel binarismo di genere.
Questa proposta è stata adottata da moltə attivistə online e anche dalla casa editrice italiana Effequ.
Noi di Wabbit abbiamo accolto con gioia lo schwa sui nostri canali social e per le nostre comunicazioni interne (anche se a volte la pigrizia ha la meglio e ci scappa qualche asterisco), ma siamo consapevolə del fatto che è un espediente che comporta qualche problema.
Di seguito vogliamo dare alcuni suggerimenti per quanto riguarda l’uso dello schwa nelle traduzioni, in particolare nella localizzazione dei sottotitoli dei videogiochi.
CHE COS’È UN SOTTOTITOLO?
Per definizione, un sottotitolo deve essere un ausilio linguistico. È importante che i sottotitoli non interferiscano con la visione del video e non costringano lo spettatore a mettere in pausa (quando possibile) per dover rileggere un sottotitolo troppo lungo o poco chiaro.
Per questo motivo i sottotitoli devono essere comprensibili a una prima lettura e rimanere il più possibile vicino a quanto viene detto nell’originale, in modo da consentire allo spettatore di poter seguire il video e nel frattempo far riferimento ai sottotitoli.
Quando si costruisce un sottotitolo, bisogna seguire alcune regole fondamentali:
- Accuratezza della traduzione e dell’ortografia
- Equilibrio tra esigenza di fedeltà e sintesi
- Corretto uso delle convenzioni grafiche
- Leggibilità
LO SCHWA NEI VIDEOGIOCHI, A COSA FARE ATTENZIONE
In questo senso è necessario imparare a usare lo schwa nei sottotitoli con parsimonia. Come abbiamo visto sopra, l’italiano ci dà moltissimi strumenti per costruire frasi neutre senza dover ricorrere allo schwa, che a colpo d’occhio potrebbe rendere difficile la lettura e compromettere l’avventura di gioco.
Diverso è per i libri: per ovvie ragioni, la modalità di fruizione di un libro non è paragonabile a quella di un videogioco o di un film.
Ma veniamo a noi: tu e il cliente avete concordato di usare lo schwa in un videogioco, o forse il gioco contiene addirittura personaggi non binari? Bene! Dai un’occhiata a questa piccola checklist per una localizzazione il più fluida possibile:
- Decidi di usare lo schwa al posto del maschile sovraesteso: l’uso dello schwa al posto del maschile è una chiara scelta politica, se decidi di procedere così, non devi perdere neanche un colpo.
Secondo noi, è possibile nella maggior parte dei casi che riguardano la UI o anche i dialoghi, girare le frasi in maniera neutra senza l’ausilio dello schwa.
Esempi: se in un dialogo qualcuno chiede “siete pronti?”, un “è tutto pronto?” può andare benissimo.
O ancora, se chi gioca si trova davanti a una domanda del genere: “fin dove sei dispostə ad arrivare per seguire le tue emozioni?” ricorda che puoi neutralizzare facilmente, per esempio così: “fino a che punto arriveresti per seguire le tue emozioni?” - Nel gioco c’è un personaggio non binario: usare lo schwa per rivolgersi a un personaggio non binario significa legittimare la sua identità di genere, perciò, benissimo!
Il nostro consiglio è di fare molta attenzione a evitare gli eccessi di schwa, per esempio, gli aggettivi come forte, adorabile, immobile non si declinano: non servirà perciò scrivere:fortə, adorabilə, immobilə.
O ancora, per esempio, se il personaggio non binario dovesse raccontare del suo passato e dire: “quando ero adolescente” anche qui non è necessario usare lo schwa, perché anche adolescente è un aggettivo che non si declina.
- Se puoi ridurre il numero di schwa nel sottotitolo, fallo! Vediamo un esempio di dialogo:
“Scommetto che saresti unə presidentə fantasticə”. Dunque, forse tre schwa su sei parole potrebbero rendere difficile la lettura del sottotitolo, una proposta è risolvere così: “Scommetto che te la caveresti alla grande come presidente!”, la frase ha conservato il significato, è rimasta neutra e non presenta schwa (quello di presidente, come abbiamo visto, era ridondante).
Se un altro personaggio è casual friend con il personaggio non binario, invece di impegolarsi con definizioni complicate come “amicə poco intimə” possiamo sfruttare l’italiano conoscenti, che non è connotato dal punto di vista del genere.
CONCLUSIONI
Speriamo di averti dato una panoramica del cambiamento che bisognerebbe attuare per poter parlare e lavorare in maniera inclusiva. Non è una strada facile ma parte da ognuno di noi, è un lavoro complesso perché viviamo immersə nei pregiudizi e negli stereotipi, ma una volta capita la prospettiva giusta, è tutto in discesa!
FONTI:
Vera Gheno, Femminili singolari – nuova edizione, 2021, effequ
Rebecca Solnit, Gli uomini mi spiegano le cose. Riflessioni sulla sopraffazione maschile, 2017, Ponte alle Grazie
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